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Didascalia imm“Qui ci facciamo fratelli”
di Ernesto Olivero
Da “Avvenire” 26 agosto 2016
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Una nuova
tragedia a casa nostra. Un grande
desiderio: che nessuno si freghi le mani pensando 'qui ci facciamo i soldi'. Vorrei, e non sono un sognatore, che il dolore ci insegni rapporti più giusti fra noi, che le case crollate vengano
riedificate secondo le più severe norme di sicurezza, investendo tutte le risorse necessarie. Vorrei che dal dolore straziante di chi ha visto vita, casa e sogni in polvere possa nascere
un’Italia più pulita e più onesta, dove l’altro è mio fratello e non uno da imbrogliare, uno da amare come vorrei essere amato io. Vorrei che questo dramma contribuisse a un mondo nuovo dove i
bambini crescano per scoprire la bellezza della vita. Vorrei che questo orrore dilatasse la nostra umanità al mondo intero in cui l’altro sono io, il suo dolore è il mio dolore. Non sono un
sognatore né un illuso: vivere da fratelli è la realtà dell’umanità, il destino vero di ciascuno di noi. E’ la nostra avidità che ci maschera questa realtà. Smettiamo di farla sempre vincere.
Smettiamo di lasciarci sempre spegnere.
Ernesto Olivero
Terremoto in centro Italia
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Dal dolore alla forza della speranza
Leonardo Becchetti
26 agosto 2016 “Avvenire
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La ristrutturazione
antisismica, occasione da non perdere La tragedia del terremoto ci mette all’inizio tutti sull’attenti. Sono momenti di dolore, di silenzio e di commozione che rompono l’armonia e l’allegria
degli ultimi giorni di vacanza. Facendo scomparire definitivamente quel clima di leggerezza che le due settimane di giochi olimpici si erano sforzate di donarci nonostante non abbiano più come
nell’antichità il potere di interrompere, almeno temporaneamente, i conflitti bellici. Dopo questo primo momento paralizzante cuore e mente si mettono in moto e riflettono sulla tragica vicenda
per trarne qualche conclusione utile. Il terremoto del Centro-Italia ci rivela la parte migliore dei social network. Con l’arrivo della televisione McLuhan salutò l’avvento del villaggio globale.
Con i social nasce la coscienza, l’anima della comunità globale. I social sono lo specchio immediato di tutte le miserie e nobiltà bene dell’animo umano.
Nei periodi normali sfoghi, rabbia, odio sembrano persino prevalere su contemplazione della bellezza del mondo, voglia di costruire. Di fronte alla tragedia gli elementi positivi prendono però
improvvisamente il sopravvento. E i social si rivelano molto efficienti anche per le loro caratteristiche tecniche intrinseche nel consentire nel più rapido tempo possibile di scambiare
informazioni e chiamarsi a raccolta rendendo più produttiva la solidarietà. Il male della calamità, soprattutto in Italia ma non solo, scatena misteriosamente grandi esempi di generosità
collettiva. È il momento dei volontari, tanto generosi quanto talvolta disordinati. Sempre più importante diventa far incontrare domanda e offerta di intervento. Sapendo che non serve eccesso di
offerte di sangue nel momento temporale immediatamente successivo alla crisi e che gli aiuti in beni materiali e cibo, se non limitati ai primissimi momenti, rischiano di mettere ulteriormente in
crisi l’economia locale…. Leggi tutto pag.3